SLOVENIA – (23 – 30 settembre 2023).
Alessio Atzori, Alessandro Canetto, Federico Aime e Maurizio Cittadini.
Scrive Maurizio:
Il 23 settembre alle ore 6,00 appuntamento al distributore ENI sulla ss131 dopo l'innesto da Su Stangioni.
Siamo in quattro: Alessio con i suoi 97100 km del GS 1200 (si parla di prossima sostituzione), Federico con la nuovissima GS 1250, Alessandro con la fida multistrada 1260 e io con la Morini XCAPE 650 alla seconda uscita fuori dalla Sardegna ma aggiornata con lo scarico Leo Vince, la centralina aggiuntiva NTE, il filtro DNA.
Prima destinazione: Olbia per prendere la nave per Livorno delle 10,30.
Il tempo è buono ma i problemi arrivano presto.
Alessandro fa fuori una cornacchia all'altezza di Sedilo perché la sprovveduta ben pensa di volare bassa mentre transita a 120 all'ora.
Rimangono tracce di piume sulla moto.
I veri problemi arrivano dopo che mi fermo al distributore al km 131 della dcn per fare rifornimento.
Gli altri sono avanti e mi aspettano ma io riparto senza riuscire a innestare marce oltre la seconda.
Avverto di avere problemi che mi costringeranno a chiamare il carro attrezzi.
Mi aspettano al rifornitore successivo, prima di Olbia.
Arrivo dopo un tragitto fatto tutto in seconda, con strappi fatti tirando il motore fino a 8000 giri e poi proseguendo con la frizione tirata.
Appena arrivo, subito i medici si mettono al lavoro.
Federico osserva che il problema è meccanico: si è mollato il bullone che fa da perno del cavalletto e impedisce alla leva delle marce di fare la sua corsa.
Stringiamo il bullone, provo la moto nel piazzale del distributore e il problema è risolto.
Tutto è bene quel che finisce bene: ma manco per idea!
Proviamo a ripartire per il porto ma la moto si spegne appena innesto la marcia.
Il sensore del cavalletto non funziona.
Altra mezz'ora persa a cercare una soluzione anche perché non si capisce dove sia e come funzioni l'interruttore.
Bagno di CRC ma niente da fare.
Alla fine Federico suggerisce di tagliare i fili e unirli, pazienza se viene meno la sicura sul cavalletto.
Fatto: la moto parte.
Per fortuna la nave è in ritardo e quindi riusciamo a imbarcarci.
Non ci credevo più: mi vedevo già sul carro attrezzi verso Cagliari.
Alessio , Maurizio , Federico e Alessandro.
Appena sbarcati, io vado a Pisa dove ceno con Edoardo e gli altri verso San Gervasio, in agro di Pontedera per la prima sosta.
Verso le undici e mezza li raggiungo.
Fatti 340 km
SECONDA GIORNATA (domenica 24 settembre)
Sveglia alle sette, doccia quasi a secco perché l'acqua era di incerta presenza, signora colazione alle otto e partenza.
Da segnalare che nello stesso residence è presente Sonia Bergamasco, alias la fidanzata del commissario Montalbano della fortunata serie TV.
La riconosce Alessandro che durante la colazione ne approfitta per una piacevole conversazione.
La partenza avviene più o meno alle nove.
La giornata è perfetta.
Puntiamo verso Barberino del Mugello per affrontare i passi della Futa e della Raticosa.
Alessandro dopo un tratto di autostrada, divaga verso Castellina ma poi si ricongiunge.
Saliamo alla futa e incrociamo decine di moto sia a salire che a scendere.
Alla Futa ci fermiamo per visitare un cimitero militare tedesco che seppellisce circa trentamila soldati della seconda guerra mondiale.
Proseguiamo fino al passo della Raticosa dove troviamo almeno un centinaio di moto di tutti i tipi in sosta.
La scena ricorda la situazione che si trova a Genna Silana.
Dalla Raticosa scendiamo verso Pianoro percorrendo molte strade appenniniche tipiche e panoramiche.
Si notano ancora i danni dell'alluvione di alcuni mesi fa con tratti stradali franati in molte parti e più di un senso unico alternato per gli stessi motivi.
A Pianoro ci fermiamo a mangiare, assaggiando tortelloni speck e funghi (fra Federico insalata) e le crescentine (spianatine soffiate) con affettati.
Dopo pranzo via Bologna entriamo in autostrada e ci facciamo una tirata fino a Portogruaro e da lì a San Daniele del Friuli.
Da annotare la prima questione tra Alessio e gli automobilisti con la mandata a quel paese di un tale col SUV che imperterrito manteneva la sinistra dentro Bologna senza permettergli di sorpassare.
Alla fine della giornata abbiamo percorso 440 km!
A San Daniele alloggiamo nel residence Dolcenero dove ceniamo pure.
TERZA GIORNATA (lunedì 25 settembre)
Sveglia tranquilla e partenza per la Slovenia.
Si tratterà di visitare in lungo e in largo una regione che ha una estensione un pochino inferiore alla Sardegna ed è abitata da poco più di 2 milioni di persone.
Giornata soleggiata, quasi estiva.
In programma una serie di giri nella parte nord occidentale della Slovenia.
Dopo aver fatto benzina, ci avventuriamo in un percorso immerso nel verde dei boschi Slovenia salendo sempre più in quota (Tarcento, Plezzo, monte Mangart).
Posti alpini molto belli.
Alessio ha tratto questa tappa da qualche suggerimento su internet.
È prevista la salita in quota ed il rientro dalla stessa strada che non ha altri sbocchi.
Dopo qualche centinaio di metri troviamo una sbarra con un incaricato che ci chiede 10 euro a cranio per farci proseguire.
Che fai?
Non paghi?
Ma si!
Andiamo.
Si sale per una decina di km scarsa con una infinità di tornanti e diverse tratte in gallerie scavate nella roccia.
La strada non ha protezioni e gli strapiombo fanno impressione.
Arriviamo fin dove è permesso perché gli ultimi kilometri sono chiusi con una sbarra per pericolo di frane.
La piazzola in cima (quota 2000 circa) è in pietrischetto e Alessandro non si fa sfuggire l'occasione di una caduta da fermo !!!
Quando andiamo via puntiamo a Kraniska Gora dove spuntiniamo.
Bella località, giustamente rinomata; la paragono alla nostra Madonna di Campiglio.
Dopo pranzo e alcune incertezze di Alessio a causa di problemi con il navigatore, puntiamo a Caporetto dove arriviamo percorrendo una strada lungo il corso del fiume Isonzo.
Una volta chiarite le incertezze sulla strada da prendere, facciamo una salita molto pendente e ricca di tornanti che, curiosamente ma inspiegabilmente, sono tutti pavimentati con basolato in cantonetti di porfido;
ad ogni tornante, appena terminato il tratto in curva, riattacca l'asfalto.
Curiosissimo il colore delle acque del fiume Isonzo, sul verdolino pallido, che in vita mia mi era capitato di vedere solo in corrispondenza dello scioglimento dei ghiacciai.
Lì pausa gelato e breve visita al sacrario dove sono seppelliti circa settemila italiani caduti nella grande guerra.
Si è fatto tardi e puntiamo verso l'albergo accorciando la strada.
La strada accorciata si rivela molto bella essendo composta all'inizio da una bretella stretta che si inerpica dentro un bosco.
Alle sette e pochi minuti, dopo aver fatto benzina a circa cinquanta centesimi in meno che in Italia (1,58 contro 2,04), arriviamo dopo oltre 300 km in moto fatti in giornata, all'hotel Marinsek di Naklo che è un paese a una cinquantina di km a nordovest di Lubiana.
Pizza, birra e nanna.
Le prime impressioni della Slovenia sono di posti incontaminati e molto rispettati, la gente sembra educata e ordinata e c'è molta attività agricola, anche se Federico, da buon osservatore, nota nelle vallate diversi stabilimenti industriali (in particolare vicino a Naklo uno della Goodyear particolarmente grande).
In effetti leggo su internet che oltre un quarto dell'economia slovena è industriale.
Le strade percorse hanno qualche problema di frana soprattutto vicino ai corsi d'acqua e abbiamo trovato anche alcuni sensi unici alternati; comunque assolutamente sul livello delle strade italiane.
Osservo che accanto alla classica cartellonistica stradale, usano qualche cartello monitore in più (per esempio le raccomandazioni ai motociclisti).
QUARTA GIORNATA (martedì 26 settembre)
Anche oggi giornata quasi estiva.
Alla partenza stringo il bullone del cavalletto.
Poi, su proposta di Federico, allunghiamo il giro per fare una puntata al rinomato lago Bled.
Ci arriviamo in tre quarti d'ora dribblando un bel po' di traffico e troviamo la classica località turistica lacuale.
Barchette, moli, locali lungo le rive, alberghi, passeggiate.
Classicamente bello (ma non bellissimo).
Tornati a Naklo, iniziamo il giro programmato.
La strada sale su un valico alpino sconfinando in territorio austriaco per poi rientrare in Slovenia.
È la parte più divertente della giornata perché il percorso alterna curve da piega a destra e sinistra ed è scorrevole, veloce ma non troppo e immerso in boschi.
Dopo un single track in salita rientriamo in Slovenia e facciamo una bella strada nella gola del fiume Savinja.
Dopo un po' man mano che scendiamo a valle, la strada si rovina, ci sono molte interruzioni e cresce il numero di macchine operatrici in attività (escavatori notevoli, dumper, autocarri, pale meccaniche, gru).
Scendiamo fino ad un piccolo borgo dove sono ancora visibili le tracce dell'alluvione di ferragosto (macchine distrutte, case distrutte, strade dissestate, fiume con occupazione di centinaia di metri di larghezza, argini demoliti).
Curiosissima una casa, apparentemente integra ma scalzata dalle fondamenta e spostata ed inclinata.
Ci fermiamo a mangiare.
Non riusciamo a capire nulla di quello che dice la signora che, tuttavia, ci porta una zuppa serba a base di fagioli e maiale, molto buona (Alessio tre o quattro piatti).
Da lì ripartiamo e ci tocca attraversare varie cittadine (Maribor la più grande), con un traffico assurdo.
Lungo la strada, che per lunghi tratti corre parallela al fiume Drava, notiamo anche alcune grandi centrali idroelettriche ad acqua fluente.
Dopo che ci districhiamo dal traffico svalichiamo una collina, dove appaiono evidenti dei preparativi per sistemare impianti di risalita per sci, e la discesa che affrontiamo è uno sterrato (a cui manca solo l'asfalto!) lungo alcuni kilometri.
Poi niente di divertente.
Segnalo una mia caduta in fase di inversione a U troppo stretta, con un aiuto di due Marcantoni a rimettere in piedi la moto.
La barra laterale di protezione della carena si molla; solo per questo motivo osservo il discutibile manicotto di raccordo che si tiene con un incastro non proprio stabile.
Alle sette e mezza arriviamo all'hotel Kozianski Dvor di Kozje dopo aver fatto circa 350 km.
Cena e letto.
Curiosamente osserviamo che finora in Slovenia non abbiamo visto neanche un migrante o un coloured.
QUINTA GIORNATA (mercoledì 27 settembre)
Giornata quasi estiva.
Partenza verso le nove e strada abbastanza noiosa in pianura con soliti paesaggi.
Alla pausa caffè decidiamo di modificare il programma, puntando verso Sezanne via Fiume.
La strada diventa più interessante ma meno di quelle percorse nei giorni scorsi.
Da segnalare un camionista pazzo che transita a cento all'ora chiedendo strada a noi che uscivamo dalla piazzola di sosta: io gliel'ho data!
Qualche battibecco anche per Alessio (e due!) e Federico con automobilisti nel traffico di Fiume.
Finalmente, dopo circa 290 km arriviamo all'hotel Grahor di Sezanne verso le sei.
C'è il tempo di discutere della tappa di domani: monte Zoncolan e sosta verso San Donà per ridurre il kilometraggio della tappa di venerdì che ci dovrà portare nel Chianti.
SESTA GIORNATA (giovedì 28 settembre)
Ancora giornata estiva.
Colazione alle sette e mezza e partenza un'ora dopo.
Risaliamo la valle dell'Isonzo e ci fermiamo due volte per fotografare i cartelli che segnalano la velocità e che danno evidenza della misura oltre che con i numeri, con lo smile soddisfatto se stai rispettando il limite di velocità (oppure il pollice verso l'alto), e il pollice verso se sei troppo veloce.
Sosta caffè a Caporetto, benzina e via.
Le strade sono molto belle sia paesaggisticamente che motociclisticamente.
Rientriamo in Italia: meta monte Zoncolan.
All'ora di pranzo ci fermiamo in località Cavazzo Carnico dove mangiamo polenta con salsiccia affumicata e frocchi (mix di formaggi locali fusi insieme).
Dopo pranzo saliamo allo Zoncolan dopo vari attraversamenti del Tagliamento tristemente in secca.
Allo Zoncolan è tutto chiuso; si tratta di una località dove si scia che ora è disabitata.
La discesa verso Ovaro è impressionante, soprattutto pensando che i ciclisti se la fanno in salita (non ci riuscirei mai!).
Riguadagniamo la valle e facciamo una strada a scorrimento veloce lungo il corso del Tagliamento, fino ad agganciare l'autostrada per puntare all'agro di Rovigo.
Alcune ore di autostrada (20 euro di pedaggio!) e dopo aver fatto 480 km, concludiamo la giornata all'agriturismo La Fornasina.
Per me il tratto autostradale è devastante (quella che mi stanca di più) perché a parte la noia si marcia verso ovest al tramonto, con un sole estivo sparato negli occhi.
Ad un certo punto, contro ogni mia abitudine, decido di usare la mascherina parasole del casco (mai usata prima!).
Non vedo quasi un cazzo ma il sole per un pochino si spegne.
Arrivati a destinazione mi accorgo di non aver rimosso la pellicola di protezione della mascherina e lo comunico agli altri con grosse risate.
A cena, al ristorante AI BAGORDI, in verità già da ieri, l'argomento principale sono gli arresti fatti a Cagliari della ex assessore dell'agricoltura Gabriella Murgia, ma soprattutto del collega di Federico, Tommaso Cocco, primario di terapia del dolore.
SETTIMA GIORNATA (venerdì 29 settembre)
Giornata, come le altre, estiva.
Partiamo dall'agriturismo nei pressi di Rovigo e ci infiliamo in autostrada per portarci rapidamente verso Predappio e da lì iniziare lo svalicamento dell'appennino con meta finale il Chianti (cerchiamo di replicare la cena al ristorante Re Gallo di Castellina in Chianti, fatta alcuni anni fa nel giro con Alessio e Federico e rimasta memorabile).
L'autostrada si conferma una palla ma fatta all'inizio della giornata è meno pesante, secondo me.
Anche in autostrada Alessio manda a quel paese un tale con un furgone che si sposta da una corsia all'altra senza segnalare nulla (e tre!).
A Predappio arriviamo facendo un simpatico ghirigoro che ci porta sul colle che lo domina e ci fa scendere fino alla piadineria già visitata in precedenti giri.
Due piadine divise in quattro, data l'ora oltre mezza mattina ma non ancora di pranzo.
Poi si va verso il passo del Muraglione passando dal valico dei tre faggi; l'idea è quella di riportarci, a metà strada, sulla SS 67 ma la bretella di collegamento è chiusa per lavori.
Verso l'ora di pranzo arriviamo al passo del Muraglione dove, ovviamente, troviamo un bel numero di motociclisti.
Prendiamo un gelato e ripartiamo verso il Chianti.
Però la strada non è quella classica in prosecuzione, ma riscendiamo verso Predappio dal valico dei tre faggi e prendiamo una strada collinare che ci porta fino al passo Consuma.
La strada è molto bella, immersa nei boschi e moooolto tortuosa.
Ad un certo punto troviamo un camion con tanto di rimorchio carico di legname che Alessio e Federico superano con un attimino di azzardo (Federico soprattutto) con tanto di suonata da parte del camionista.
Io e Alessandro, invece, superiamo quando il camionista ci cede la strada.
Alla sosta al valico Consuma, dobbiamo risolvere i problemi logistici perché in mattinata non siamo riusciti a trovare una sistemazione vicino a Castellina in Chianti.
Dopo moltissimi tentativi si trova un albergo a Poggibonsi che dista circa mezz'ora di moto da Castellina.
Anche in questo caso ci infiliamo in un traffico assurdo e Alessio trova un altro automobilista da mandare al diavolo (e quattro!).
Nel marasma ci distanziamo per cui arriviamo a Poggibonsi, all'hotel Alcide (dal nome del fondatore oltre 150 anni fa), in ordine sparso e ognuno per una strada diversa.
Il programma è andare a Castellina in Chianti a cena ma Alessandro non se la sente di fare almeno mezz'ora di moto ad andare e mezz'ora a tornare di sera.
Quindi decidiamo di rimanere a cena a Poggibonsi.
Troviamo un buon ristorante e mangiamo bene degustando un buon Chianti (nell'occasione scopro che Poggibonsi fa parte del Chianti). Breve passeggiata nel centro di Poggibonsi prima di rientrare all’Alcide in vista dell’ultima tappa di domani.
Fatti 400 km
OTTAVA GIORNATA (Sabato 30 settembre)
Giornata estiva.
Partiamo da Poggibonsi, dopo provvista di tazzine da parte di Alessandro (?).
Solita palla di autostrada subito per portarci in Umbria dove decidiamo di salire sul monte Subasio, che sovrasta Assisi (ci sono stato ad aprile durante il rally dell'Umbria).
Sosta in un bar sulla riva del lago Trasimeno
Prima di arrivare all’erta che ci porta sopra il monte Subasio ci avventuriamo in strade molto trafficate.
Finalmente inforchiamo la strada giusta e, superato l’eremo delle carceri, entriamo nel parco del Subasio con la strada che ben presto diventa bianca.
Strada scorrevolissima ma pur sempre bianca.
Dopo alcuni kilometri ci fermiamo in vetta per fare alcune foto e attendere Alessandro che arriva imprecando e ricordando ancora la sua necessità di fermarsi in qualche market per comprare un regalo alla figlia.
Risate e foto di gruppo.
Poi si riparte in discesa verso l’altro versante; strada bianca che poi diventa asfaltata ma con un asfalto infido.
Quando arriviamo all’asfalto mi supera Federico che mi dice di aver bucato.
Completata la discesa dal monte, Federico propone di cercare un rifornitore dove provare a rigonfiare la gomma, che in verità non è molto bassa.
Infatti dopo aver percorso numerose stradine di campagna, asfaltate, arriviamo in una superstrada dove arriviamo ad un distributore in cui gonfia a 4 bar la gomma e riparte subito in direzione Viterbo con andatura da 120 km/h.
Dopo un gelato ripartiamo anche noi e lo raggiungiamo.
Procediamo tutti insieme con buona andatura anche perché la strada lo consente, ma ad un certo punto Federico inforca erroneamente una uscita e io e Alessandro lo seguiamo.
Alessio tira dritto per Viterbo e poi Civitavecchia, mentre noi istigati da Alessandro prendiamo l’autostrada per Roma da cui deviare per Civitavecchia.
Strada pallosa con solito sole negli occhi che ci porta a percorrere alcune decine di kilometri in più rispetto ad Alessio (che nel frattempo ha compiuto 100.000 Km).
Tiriamo direttamente all’imbarco mentre Alessio compra le vivande per la cena.
Siamo giusto in tempo; oggi abbiamo fatto circa 450 Km.
Saliamo in nave dove ci fanno parcheggiare in coda ad una serie di Ferrari e Lamborghini dirette a Cagliari (successivamente resteranno coinvolte in un importante incidente nel Sulcis).
A bordo Alessio gestisce splitwise e bilanciamo i conti del viaggio.
La foratura di Federico fa saltare l’ipotesi di scendere alle cinque del mattino a Arbatax per cui proseguiamo fino a Cagliari dove tra una cosa e l’altra sbarchiamo alle 11,30.
Alla fine del viaggio Alessio e Federico assegnano un otto abbondante per le belle strade fatte ma per una oggettiva inferiorità dei paesaggi rispetto a qualche altro viaggio.
Alessandro assegna otto perché assume come dieci il viaggio nelle alpi occidentali che ritiene sia stato più appagante.
Io darei sette e mezza per la troppa autostrada e per i tratti nei centri abitati e per l'improvvisazione degli ultimi due giorni.
Risultano fatti circa 3050 km (misura GPS, mentre i contakilometri delle moto indicano almeno 100 km in più).
un saluto a tutti.